“Riposizionamento della vitamina D per il trattamento delle neoplasie umane tramite il targeting del microambiente tumorale – Repurposing vitamin D for treatment of human malignancies via targeting tumor microenvironment “
Osservazioni epidemiologiche e cliniche suggeriscono fortemente che la carenza di vitamina D aumenti il rischio di sviluppare neoplasie maligne. Prove sperimentali mostrano le azioni antitumorali della vitamina D: inibizione della proliferazione, induzione di apoptosi e differenziazione cellulare, soppressione di metastasi e angiogenesi. Sia direttamente sulle cellule del tumore, e sia, all’interno del microambiente tumorale, sulle cellule stromali associate al cancro e sulle cellule staminali tumorali. Nonostante le evidenze disponibili, gli autori di questa revisione denunciano che “non è stato ancora condotto alcun trial clinico ben progettato sulla vitamina D. In particolare, il dosaggio ottimale di integrazione di vitamina D per ridurre il rischio di cancro o curare il cancro non è ancora chiaro.” La denuncia è forte. Ho sottolineo la frase “ben progettato”. Ma come è possibile? Si sono rincretiniti tutti i nostri cari luminari della scienza? Abbiamo a disposizione una molecola naturale, economica ed efficace per la prevenzione e cura di molte patologie tra cui il cancro. Ma è evidente che “efficacia ed economicità” non sono i parametri per progettare nuovi studi scientifici e definire protocolli di cura ai quali far accedere gratuitamente tanti malati. Eh no, per questi protocolli si seguono palesemente altri parametri.
Traduzione articolo
Codice: VID002
Autore: Wu et al.
Data: 2018
Rivista: Acta Pharmaceutica Sinica B 6;9(2):203–219
Argomento: vitamina D
Accesso libero: si
DOI: https://doi.org/10.1016/j.apsb.2018.09.002
URL: https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC6437556/
BLOG: https://www.metododibellaevidenzescientifiche.com/2025/01/07/vid002-wu-et-al-2018/
Parole chiave: vitamina D; 1α,25-Diidrossi vitamina D3; microambiente tumorale; cellule staminali del cancro; linfociti infiltranti il tumore; cellule endoteliali derivate dal tumore; fibroblasti associati al tumore
Tumore: n/a
Traduzione: L’articolo è stato tradotto in tutte le sue parti, ma con notevoli semplificazioni, fatte soprattutto nella sezione 3.
Punti di interesse: Osservazioni epidemiologiche e cliniche suggeriscono fortemente che la carenza di vitamina D aumenta il rischio di sviluppare neoplasie maligne. Prove sperimentali hanno mostrato le azioni antitumorali della vitamina D tra cui l’inibizione della proliferazione, l’induzione dell’apoptosi e della differenziazione cellulare, la soppressione delle metastasi e dell’angiogenesi in vari tumori. La vitamina D esercita queste potenti attività antitumorali non solo direttamente sulle cellule del tumore, ma anche sulle cellule stromali associate al cancro, e sulle cellule staminali tumorali all’interno del microambiente tumorale. Il microambiente tumorale (TME) è composto cellule stromali (cellule epiteliali, cellule endoteliali, i fibroblasti associati al cancro, cellule immunitarie) e componenti extracellulari come le citochine e la matrice extracellulare. I componenti del TME hanno tutti un ruolo fondamentale nell’insorgenza del tumore e nella sua progressione Questa revisione riassume l’azione anticancro della vitamina D su microambiente tumorale, cellule tumorali, delle cellule stromali e cellule staminali del cancro.
Vitamina D: metabolismo e segnalazione
La vitamina D è un precursore multifunzionale del potente ormone steroideo, il calcitriolo (1,25(OH)2D3). Ci sono alcune malattie che necessitano di vitamina D come integratore alimentare per reintegrare la carenza, specialmente per gli anziani e i bambini e per mantenere un’adeguata riserva di vitamina D per la salute delle ossa e l’autoimmunità. Dopo l’assorbimento, la vitamina D si lega alla proteina legante la vitamina D (DBP o GC) nella circolo e viene trasportata prima al fegato e poi al rene dove si trasforma definitivamente nella forma attiva, 1,25(OH)2D3 . Le azioni biologiche di 1,25(OH)2D3 sono principalmente mediate dal recettore della vitamina D (VDR) tramite un percorso genomico. Il legame della vitamina D a VDR innesca la traslocazione di VDR nel nucleo e induce la trascrizione dei geni bersaglio a valle. Ma la vitamina D svolge diverse funzioni anche attraverso un percorso non genomico. La maggior parte degli studi epidemiologici ha indicato che lo stato della vitamina D nel siero è correlato a molteplici tipi di rischio di cancro, tra cui cancro al colon, alla prostata, al seno e allo stomaco. Ai pazienti con bassi livelli di vitamina D viene solitamente diagnosticata una sopravvivenza più scarsa e una mortalità per cancro più elevata, il che suggerisce che la vitamina D potrebbe proteggere gli individui dalle fasi avanzate della carcinogenesi.
Meccanismi d’azione della vitamina D nel microambiente tumorale
L’attività antitumorale della vitamina D è stata ampiamente studiata in numerosi tipi di cancro. Legandosi al VDR, la vitamina D esercita un’efficacia antitumorale regolando l’espressione genica di geni bersaglio o regolando attività non genomiche, nelle cellule tumorali, nelle cellule staminali tumorali e nelle cellule stromali del microambiente tumorale. Le azioni antitumorali della vitamina D includono l’induzione dell’arresto del ciclo cellulare, la differenziazione cellulare, l’apoptosi cellulare, la morte cellulare autofagica. La vitamina D ha un potente effetto antitumorale modulando le cellule stromali nel microambiente tumorale (TME) per sopprimere l’angiogenesi tumorale, la progressione e la metastasi. La cellula stromale è una parte importante del microambiente tumorale, perché promuove la proliferazione espansiva, le capacità metastatiche e la chemio resistenza dei tumori solidi. Le cellule stromali sono molti tipi diverse di cellule, tra cui cellule epiteliali, i fibroblasti associati al tumore, le cellule endoteliali derivate dal tumore e cellule immunitarie infiltranti. Le cellule endoteliali innescano l’angiogenesi tumorale, mentre i fibroblasti associati al cancro (CAF) sono coinvolti nell’attivazione dell’invasione tumorale e delle metastasi, nella proliferazione e nella resistenza alla morte cellulare. La vitamina D esercita la sua attività antitumorale sulle cellule dello stroma tumorale regolando in modo negativo la loro attività. Le cellule staminali tumorali (CSC) o cellule tumorali che iniziano il tumore (TIC) sono responsabili della carcinogenesi, della progressione, delle metastasi e della recidiva del tumore, e rappresentano solo una piccola percentuale di cellule tumorali. Studi recenti hanno dimostrato che la vitamina D può sopprimere la progressione del cancro colpendo le cellule staminali del cancro con meccanismi simili a quelli con i quali inibisce le cellule tumorali. Infine la vitamina D esercita anche effetti antinfiammatori attraverso la soppressione della produzione e dell’azione di mediatori infiammatori come citochine, chemiochine e prostaglandine, contribuendo anche così alla prevenzione della progressione del cancro e del processo infiammatorio.
Per concludere, prove sempre più numerose dimostrano che la carenza di vitamina D è associata a un rischio elevato di cancro e ad una prognosi sfavorevole. L’integrazione di vitamina D può esercitare una profonda soppressione dei tumori, in particolare andando a colpire i componenti del microambiente tumorale. Questo fornisce una base per la sua potenziale efficacia nel trattamento del cancro. I dati preclinici ed epidemiologici sono convincenti e forniscono prove a supporto dello ruolo della vitamina D o dei suoi analoghi per la terapia del cancro. Nonostante tutto ciò, non è stato condotto alcun trial clinico ben progettato sulla vitamina D. In particolare, il dosaggio ottimale di integrazione di vitamina D per ridurre il rischio di cancro o curare il cancro non è ancora chiaro. Futuri studi clinici ben progettati potranno portare allo sviluppo di un medicinale efficace, sia per la prevenzione che per il trattamento delle neoplasie maligne in modo economico ed efficiente.
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